Pride (In the name of love) - U2 - 80sneverend - Unforgettable

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U2 – Pride (In the Name of Love)

#quotefromthe80s
Early morning, April four
A shot rings out in the Memphis sky
Free at last, they took your life
They could not take your pride
In the name of love
#U2 #Pride

Nei primi giorni di settembre del 1984, con una leggera differenza come sempre tra Europa e Stati Uniti, usciva una canzone destinata a cambiare per sempre le sorti di un gruppo che ha davvero scritto la storia degli anni 80, ma anche dei 90 e dei decenni a seguire.
Questo gruppo aveva certamente avuto già successo nella loro Irlanda e nel Regno Unito con gli album precedenti, ma è assolutamente evidente che il successo raggiunto con Pride (In the Name of Love) ha davvero aperto agli U2 le porte di quella carriera incredibile che continua ancora oggi.

La canzone è passata alla storia come un tributo a Martin Luther King, e in effetti lo è, ma ha avuto una evoluzione abbastanza importante, fino a diventare quell’inno che è oggi a vivere la vita con orgoglio, a sostenere e difendere le nostre battaglie e i nostri ideali.
La prima bozza della canzone in realtà voleva essere una canzone di scontro e di protesta verso un bersaglio piuttosto chiaro: Ronald Reagan, allora Presidente degli Stati Uniti, la cui miope arroganza, secondo Bono, avrebbe causato l’escalation nucleare di quegli anni. Un esempio, se vogliamo, di orgoglio negativo, di egoismo e di scarsa sensibilità.

Per quanto convinto dei propri sentimenti, Bono si rese conto anche che una canzone basata sull’odio e sulla negatività non era il miglior modo per fare la propria parte nel mondo. In una intervista disse che fu un anziano a dissuaderlo dal fare una canzone del genere, ma sono sicuro che si sarà reso conto da solo della situazione, e così iniziò a cercare come volgere la canzone con esempi positivi.

Nel marzo 1983 gli U2 si trovavano in tour negli Stati Uniti, quando a Chicago successe una di quelle cose che ti cambiano la storia del mondo. Decisero infatti di andare a vedere una mostra su Martin Luther King, e Bono ebbe la certezza che quella era la direzione da prendere per la sua canzone sull’orgoglio per i propri ideali. Peraltro, nello stesso edificio c’era anche un’altra mostra, il cui titolo colpì il gruppo che stava cercando il titolo per il loro nuovo album. La mostra riguardava le vittime della bomba di Hiroshima, e si intitolava The Unforgettable Fire.

Pride (In the Name of Love) non parla solo di Martin Luther King (peraltro, nello stesso album c’è anche un’altra canzone intitolata esplicitamente MLK). Parla anzi di vari esempi di uomini che hanno saputo tenere fede ai propri ideali fino alla fine, che hanno saputo resistere senza opporre violenza, e viene citato anche Gesù Cristo, l’uomo tradito con un bacio.

La canzone comunque aveva avuto una gestazione piuttosto complicata; il primo spunto musicale venne dalle prove di un concerto alle Hawaii, sempre per lo stesso tour. Gli U2 passarono poi a creare e registrare la canzone vera e propria, ma dovettero registrarne diverse versioni preliminari in diversi studi prima di essere soddisfatti. In uno degli studi arrivarono addirittura a chiedere che fosse costruito un muro di cemento attorno al batterista Larry Mullen, per dare alle percussioni un suono particolare.

Anche il video non fu semplice da girare: la prima versione è quella che vediamo e che conosciamo di più, con le scene iniziali e finali prese nella zona portuale di Dublino, e fu girata da David Cammell nell’agosto 1984. Ce ne sono due varianti: una in bianco e nero, e una in tonalità seppia. Gli U2 non furono soddisfatti e chiamarono Anton Corbijn (che diventerà uno dei registi preferiti non solo dagli U2 ma anche per esempio dai Depeche Mode, con video come Strangelove, Behind the Wheel e Personal Jesus) per realizzarne una seconda versione.

Non furono ancora soddisfatti, e girarono un terzo video mentre registravano l’album al castello di Slane in Irlanda. Alla fine, però, il video più usato fu il primo, quello girato da Cammell. Negli anni 80 si vedeva molto la versione in bianco e nero, oggi è più comune quella in seppia, probabilmente digitalizzata meglio.

Nel testo della canzone, Bono commette un errore, parlando di uno sparo di prima mattina nell’uccisione di Martin Luther King, che però fu ucciso un minuto dopo le ore diciotto. Bono da diversi anni cambia una parola nei concerti, dicendo quindi “early evening” anziché “early morning” per rimediare.
Tra i ringraziamenti sulle copertine degli album, per questa canzone figura anche Christine Kerr nei cori: naturalmente si tratta della nostra amica Chrissie Hynde dei Pretenders, quelli di Don’t Get Me Wrong, che a quei tempi era moglie di Jim Kerr dei Simple Minds.

Insomma, Pride (In the Name of Love) è certamente stata una canzone con un processo di creazione lungo e complicato, ma come ebbe a dire lo stesso Bono, è stata la miglior canzone pop degli U2 negli anni 80. E ha sicuramente lanciato nel futuro la carriera di questo grandissimo gruppo.

U2 su Wikipedia

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